La metà davanti ai figli. Il capo della polizia: “Adesso la vera sfida è culturale”

«La procura di Torino gestisce ogni anno 3300 notizie di reato contro donne e bambini. Ogni processo dura in media un anno e mezzo e in appello, in tutto il territorio nazionale, ci sono 24 mila procedimenti pendenti nel settore fasce deboli. Se è vero che in Italia l’80 per cento delle donne non denuncia i maltrattamenti subiti, vuol dire che se emergesse anche il sommerso di violenza i nostri uffici non saprebbero come fare». Quella di Dionigi Tibone, pm delle Fasce deboli della procura torinese, non è una battuta. È la fotografia di un magma di brutalità quotidiane che riempie le mura domestiche e lì rimane, e difficilmente fuoriesce. Per paura, per vergogna o perché la violenza è l’unica cosa che si conosce e in fondo può essere il male minore di fronte all’ignoto. Negli ultimi 45 giorni si sono consumati 290 casi di violenza: due su tre tra le mura domestiche e la metà di questi sotto gli occhi impauriti di figli minori.

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